Christian Salaroli, anestesista rianimatore dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, in un’intervista dichiara che a causa dell’emergenza Coronavirus, i medici sono costretti a valutare chi potrebbe rispondere meglio alle cure e quindi chi accedere ai posti letto in terapia intensiva, di numero nettamente inferiore rispetto agli ammalati critici, per cui non tutti vengono intubati. La drammatica scelta viene compiuta dal rianimatore, in base dell’età, del quadro generale e della capacità del paziente di guarire da un intervento rianimatorio; se una persona ha tra gli 80 e i 95 anni ed ha una grave insufficienza respiratoria non si procede alla rianimazione. Se ha una insufficienza multi organica di più di tre organi vitali, significa che ha un tasso di mortalità del cento per cento. In pratica succede come per la chirurgia di guerra. Si cerca di salvare la vita solo a chi ce la può fare.
Il dottore Salaroli esorta a tutte le persone a restare a casa, che è la migliore soluzione da intraprendere per combattere questo virus; bisogna seguire alla lettera le misure per le aree a contenimento rafforzato che, fra l’altro, secondo il dottore, sono state intraprese con una settimana di ritardo. Bisogna capire che da più di tre settimane in Lombardia si muore di Coronavirus, poi scegliere chi salvare e chi no, mandandolo o meno in terapia intensiva, getta nello sconforto anche i medici più esperti.
Negli ospedali lombardi si decide su chi salvare
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