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Un virus congelato per 48.500 anni nel permafrost è stato “resuscitato”.

by Piero
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virus permafrost

Bisogna sapere che diversi gruppi di scienziati, hanno affermato di aver rianimato batteri rimasti intrappolati in sedimenti, ghiaccio o cristalli di

sale che hanno fino a 250 milioni di anni.
Ma, ancora, non è stato chiarito se gli organismi siano di fatto così antichi o siano stati contaminati da campioni più giovani.
Precisamente, i virus riportati in vita dal team di Claverie , nove, sono diversi da quelli già noti, per tanto appare inverosimile che derivino dalla contaminazione

dei campioni da parte di entità moderne.
Inoltre, il team di studiosi, non ha considerato molti altri virus rianimati, poiché i loro genomi erano molto simili a virus già noti.

Secondo Claverie è possibile “resuscitare” virus che hanno molto più di 48.500 anni, visto che  il permafrost più profondo ha fino un milione di anni.
Ma bisogna però precisare che sarebbe difficile stabilire l’età per permafrost antico, in quanto la datazione standard con il radiocarbonio non funziona oltre i 50 mila anni.
Dalle conclusioni dedotte dopo le recenti pandemie, si è capito che ogni nuovo virus necessita, quasi sempre, una risposta medica precisa, sotto forma di antivirale o vaccino.
 Proprio alla luce di quanto appena detto, è fondamentale valutare il rischio che si andrebbe a correre, se antiche particelle virali che rimangono ancora infettive, potrebbero

tornare in circolazione a causa dello scioglimento del permafrost.

Claverie  aggiunge anche che se prima c’erano poche persone nell’Artico ad essere esposte a tali minacce di infezione, oggi sempre più persone si stanno spostando in queste aree

per poter estrarre risorse tipo oro e diamanti.
Giacché per poter effettuare l’estrazione di oro e diamanti bisogna rimuovere gli strati superiori del permafrost,  il pericolo è reale, però è impossibile calcolare il rischio.
Mentre secondo Eric Delwart dell’Università della California, San Francisco, che ha ricreato virus vegetali da feci di caribù congelate, il rischio che un antico virus del permafrost

possa avviare una pandemia è molto più basso di quanto possa accadere con i virus che circolano tra animali selvatici e domestici.

Invece Rebecca Katz della Georgetown University di Washington,  non condivide la stessa opinione; anzi pensa che il pericolo sia da prendere seriamente in considerazione, perché

la minaccia che antichi virus possano ritornare con lo scongelamento del permafrost è molto reale.

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