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Coronavirus: anche gli animali da compagnia possono essere contagiati.

by Piero
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La virologa Ilaria Capua ,che dirige l’One Health Center of Excellence all’Università della Florida , afferma che ci sono zero possibilità che il Coronavirus scompaia con l’estate e con i primi contagi sui gatti si apre un nuovo scenario, quello della gestione delle infezioni tra gli animali da cui tutto è partito.
Infatti, l’Iss raccomanda di isolare gli animali domestici a contatto con padroni affetti da COVID-19 perché sono suscettibili a SARS-CoV-2.
La virologa dice anche che  la Sars non è sparita con l’arrivo dell’estate ma è sparita grazie alle misure di contenimento, così accadrà per il Coronavirus; il quale si è diffuso rapidamente in un tutto il mondo a causa della globalizzazione,  che ci fa la possibilità di spostarci da un capo a l’altro del mondo rapidamente.
Ad esempio la Spagnola, ai suoi tempi, ha impiegato due anni a fare il giro del mondo, allora le persone andavano a piedi o con le navi.
Il Coronavirus è un virus fragile, però è eccessivamente contagioso; il propagarsi del virus potrebbe avvenire anche tramite i condizionatori, proprio come è capitata con la Sars1, che nel 2002, si è propagata dai sistemi di aerazione e riscaldamento di un hotel.
Capua continua dicendo che di questo virus si sa ben poco, giacché lo si conosce da quattro mesi, però si sa che i virus sono abbastanza delicati, non sopravvivono a temperature estreme.
Per cui il caldo potrebbe seccare lo starnuto e diciamo che quello che cade in terra non potrebbe infettare.
Grazie alle misure di contenimento, si è verificata un appiattimento della curva dei contagi in Italia e purtroppo nell’analisi della curva va tenuto conto che ogni regione ha campionamenti diversi.

Aggiunge anche che era stata già presa in considerazione la possibilità che il virus avrebbe potuto intaccare gli animali, d’altronde è proprio da lì che è partito.
E così ecco il primo contagio da Covid 19 su un gatto, per cui bisognerà gestire anche l’infezione degli animali, sia domestici come l’esemplare felino che quelli da reddito, negli allevamenti.
Ed è inutile dirlo che sarà un enorme problema di gestione sanitaria pubblica.

Mentre l’Istituto superiore di Sanità rende noto che fino al 2 aprile sono solamente 4 i casi documentati di animali domestici positivi; diventati tali a causa della malattia dei loro proprietari affetti da COVID-19.
Il dato è soggetto a studi, nonostante riguarda un bassissimo numero di contagio su animali, per cui a questi casi di infezione avvenuta naturalmente, si stanno infatti aggiungendo i risultati degli studi sperimentali effettuati in laboratorio su alcune specie domestiche.
Questi studi di laboratorio purtroppo confermerebbero la suscettibilità del gatto, del furetto e, in misura minore, del cane all’infezione da SARS-CoV-2.

L’Iss spiega che nei due cani e nel gatto osservati ad Hong Kong, l’infezione si è evoluta in forma asintomatica.
Invece, per quanto riguarda il gatto descritto in Belgio ha sviluppato una sintomatologia respiratoria e gastroenterica a distanza di una settimana dal rientro della proprietaria dall’Italia.
L’animale ha mostrato anoressia, vomito, diarrea, difficoltà respiratorie e tosse, però è andato incontro a un miglioramento spontaneo a partire dal nono giorno dall’esordio della malattia.

SARS-CoV-2  è un virus nuovo, per cui bisogna impegnarsi al massimo per raccogliere ulteriori segnali dell’eventuale comparsa di malattia nei nostri animali da compagnia.
L’Iss dice anche che non bisogna allarmarsi ingiustificatamente, ma purtroppo se gli animali vivono in ambienti dove la carica virale è alta a causa della malattia dei padroni, è probabile che possano ammalarsi anche loro.
In questi casi osservati, si evince che gli animali sono stati le vittime, inoltre gli
esperti dell’istituto superiore di Sanità ricordano che non esiste alcuna evidenza che cani o gatti giochino un ruolo nella diffusione epidemica di SARS-CoV-2 che riconosce, invece, nel contagio interumano la via di trasmissione.
È importante adottare comportamenti utili a ridurre quanto più possibile l’esposizione degli animali al contagio, evitando, ad esempio, i contatti ravvicinati con il paziente, così come si richiede agli altri membri del nucleo familiare.
Si raccomanda di evitare effusioni e di mantenere le misure igieniche di base che andrebbero sempre tenute come il lavaggio delle mani prima e dopo essere stati a contatto con gli animali, con la lettiera o la scodella del cibo.

Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, dice che esiste il rischio che gli animali ‘prendano il virus dagli umani, però non si sa ancora se sviluppano la malattia o meno.
Sicuramente è importante però, che in attesa di studi più approfonditi, bisogna adottare le normali misure igieniche (accurato lavaggio delle mani) prima e dopo aver toccato l’animale domestico, la lettiera, la scodella, i ‘giochì che normalmente utilizza .
In conclusione l’animale va trattato come un membro della famiglia, e come tale bisogna fare di tutto per non contagiarlo.

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